Lettera di un nostro collaboratore

Pongo una domanda semplice semplice:

chi in questo paese difende i legittimi diritti degli IMI al risarcimento per il lavoro coatto svolto durante il periodo nazista?

Gli austriaci sono già riusciti a eliminarli dal loro "Versöhnungsfond" (Fondo di riconciliazione) con una motivazione giuridica tra le più strambe (v. sotto) mai lette in vita mia, e nessuno qui in Italia ha fiatato!

Ora tocca ai tedeschi. Dall'interno del Consiglio di amministrazione (Kuratorium) della Fondazione "Memoria, Responsabilità e Futuro" (la fonte è assolutamente attendibile) giunge la seguente informazione:

"... some German ministries deny payments to the IMI because of the argument that a prisoner of war even if he was denied a POW status can’t loose its POW rights. Therefore most of POW doesn’t qualify under German law..." (alcuni ministeri tedeschi negano il pagamento del risarcimento agli IMI con la motivazione che un prigioniero di guerra anche se gli è stato negato lo status come tale non può comunque perdere i diritti del prigioniero di guerra. Perciò la maggior parte degli prigionieri di guerra non rientra nella legge tedesca...).

Tutto sommato nient'altro che una variante dell'argomentazione già adottata dagli austriaci, ossia: "…è senza importanza che i prigionieri di guerra siano stati catalogati come tali ovvero – come nel caso degli IMI – non lo siano stati per ragioni contrarie al diritto internazionale. Tantomeno ha importanza la decisione del regime nazista di non rendere liberi i prigionieri di guerra (italiani), ma di mutare il loro status in quello di lavoratori civili".

La succitata fonte rivela inoltre: "There was also no statement of IOM really fighting for the group of Italian Military Internees..." (non vi era alcuna presa di posizione da parte dell'IOM che avesse veramente difeso il gruppo degli Internati Militari Italiani..").

E' vero che l'IOM, nel dicembre 2000, ha fatto elaborare un'"Italian Military Internees (IMIs) Position Paper", dal quale risultava che: "It seems legitimate to assume that the Italian Military Internees are entitled to the compensation under the "German Forced Labour Compensation Programme", both with respect to the period they spent as internees in concentration camps, as they were deployed as forced labour in conditions that were particularly discriminatory and by no means in conformity with conditions granted by the Nazis to prisoners of war, as well as in respect of the period after their "release" in which they were deployed as forced labour as civilians." (sembra legittimo supporre che gli Internati Militari Italiani abbiano diritto al risarcimento sulla base del programma tedesco di risarcimento per lavoro coatto, sia per quanto concerne il periodo da loro trascorso come internati nei campi di concentramento in quanto impiegati in lavori forzati in condizioni che erano particolarmente discriminatori e in nessuno modo paragonabili alle condizioni garantite dai nazisti ai prigionieri di guerra, sia per quanto concerne il periodo dopo il loro "rilascio" in cui erano impiegati nel lavoro forzato come civili - v. testo integrale in allegato - IMI PAPER- English translation.3.pdf).

Ma è altrettanto vero che in una prima bozza delle istruzioni per la compilazione del modulo di domanda di indennizzo la IOM aveva ancora affermato in modo esplicito che "ai fini di una corretta compilazione del modulo di richiesta, si precisa che i militari italiani deportati in Germania e nei territori del Terzo Reich dopo l'8 settembre 1943 e successivamente inquadrati dal regime nazista nella categoria 'Internati Militari Italiani', devono specificare tale circostanza (...). In quanto Internati Militari Italiani, essi, infatti, NON fanno parte della categoria 'Prigionieri di Guerra' (...).", mentre nella versione definitiva delle istruzioni la IOM si mantiene invece assolutamente sul vago. Si legge infatti che "I prigionieri di guerra ed i loro eredi non hanno diritto all’indennizzo. Tuttavia nel caso in cui il prigioniero di guerra sia stato trasferito in un campo di concentramento o abbia perduto lo status di prigioniero di guerra, si può comunque presentare richiesta di indennizzo." (v. "ITALIAN_GL_FINAL4.doc" - disponibile nel sito Internet dell'IOM). Sebbene il foglio informativo "Programma tedesco di indennizzo per gli ex lavoratori forzati sotto il regime nazista - Modulo di domanda" (coverin letter3.doc) inviti gli Internati Militari Italiani a compilare determinate voci del modulo di domanda di indennizzo, la sostanza non cambia.

Anzi, qualora il Consiglio della Fondazione (Kuratorium) dovesse decidere di escludere gli Internati Militari Italiani dal diritto al risarcimento, tali voci, debitamente compilati, faciliterebbero persino il "cestinamento" di delle domande degli IMI.

Del resto, la IOM sta solo eseguendo le indicazioni che le vengono fornite dal Consiglio della Fondazione tedesca (Kuratorium).

Giunto a questo punto il Bundesverband Information und Beratung für NS-Verfolgte mi pone in data odierna la seguente domanda: " Was ist eigentlich - zwischenzeitlich - die Position der Italienischen Regierung?" (ma quale è oggi la posizione del Governo italiano?)".

Sono un privato cittadino, non ho contatti con il Governo italiano, quindi non so quale possa essere la sua posizione. Temo anzi, che non ne abbia neppure una. In altri tempi i governi italiani, succubi fino al inverosimile, giravano gli armadi colmi di atti contro criminali di guerra tedeschi con le ante contro il muro.

Ma non è tanto l'atteggiamento del governo italiano a stupirmi. Ciò che mi scandalizza è il fatto che la stampa italiana non abbia mai preso posizione. Leggo quotidianamente due testate a diffusione nazionale, ma da quando è stata varata la legge tedesca sull'istituzione della Fondazione tedesco non ho trovato più una sola notizia che riguardasse il risarcimento degli ex lavoratori coatti e, soprattutto, i continui ritardi nell'attuazione di tale legge. Per saperne qualcosa si è costretti a leggere quotidiani e settimanali tedeschi (sul numero odierno di "Der Spiegel" le notizie in merito al risarcimento sono persino due – v. Spiegel_01.jpg e Spiegel_02.jpg).

Vano comunque qualunque intervento (telefonate, poste elettroniche) nei confronti delle redazioni estere delle suddette testate italiane. Anche quando la Commissione costituzionale del Parlamento austriaco ha escluso gli Internati Militari Italiani dal risarcimento: neppure una sola riga!

Siete associazioni, istituti di storia e patronati con mezzo secolo di esperienza nella difesa di deportati alle spalle, ma sembra quasi che nessuno di voi abbia il minimo contatto a livello politico e soprattutto giornalistico? Non ci posso credere!

Se non riuscite a mobilitare ora la stampa, nonché i vostri associati e l’opinione pubblica, il Consiglio della Fondazione tedesca liquiderà come se nulla fosse il diritto al risarcimento degli Internati Militari Italiani che in tal modo rimarranno ciò che comunque già sono da oltre 50 anni: Traditi - Disprezzati - Dimenticati (Gerhard Schreiber).

Una prospettiva altrettanto imperdonabile quanto i crimini a suo tempo commessi nei loro confronti dai nazisti tedeschi.

Cordiali saluti

M. T.

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