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LE ORIGINI
Spigolature e ricordi sulle origini e primi tempi di
vita dell'Istituto di Como, attraverso la testimonianza di due protagonisti
Giusto Perretta, che dell'Istituto è stato l'ispiratore e il fondatore
e Rosalinda Zariati, volontaria della prima ora.
Da allora molte cose sono cambiate, dalla sede al nome stesso dell'Istituto,
che dal suo nascere, fino a pochi anni fa si chiamava Istituto Comasco
per la Storia del Movimento di Liberazione, ma resta intatta la fede negli
ideali di libertà e nella necessità di conoscere la nostra
storia per radicarci nel presente e cercare di non riproporre gli errori
e gli orrori del passato.
Oggi il nostro protagonista si chiama Istituto di Storia Contemporanea
Pier Amato Perretta. Un nome che ben denota l'ampiezza dei suoi orizzonti
(la variegata materia della storia contemporanea, nelle sue molteplici
sfaccettature, con particolare riguardo a quella comasca), ma che altrettanto
ribadisce la continuità dei suoi ideali, nel nome della fulgida
figura di Pier Amato Perretta (padre del fondatore), integerrimo magistrato
antifascista, che pagò prima con la carriera distrutta, poi con
la vita, la sua scelta di campo.
Presso la sede del centro di ricerca, tra la documentazione d'archivio
relativa alla vita dell'Istituto stesso, c'è una memoria invito,
firmata da Giusto Perretta, manoscritta e datata Como 29 maggio 1977.
Il testo recita "Da parte del Comitato Direttivo del'Istituto Storico
per il Movimento di Liberazione in Italia (Regionale Lombardo), di cui
faccio parte da alcuni anni, ho ricevuto l'incarico di costituire anche
in Como un analogo Istituto Provinciale, per il quale il sindaco Antonio
Spallino, ha assicurato la concessione di una sede, che dovrebbe occupare
parte dei locali dell'ex archivio notarile, in piazza Medaglie d'Oro.
Ho ritenuto quindi necessario ritrovarci tra alcuni amici studiosi della
Resistenza per verificare la loro disponibilità a costituire entro
breve, con regolare atto notarile, come è richiesto, detto Istituto
Comasco, previo esame, discussione e definizione del relativo Statuto
che in bozza è già stato approntato. L'incontro sarebbe
fissato per sabato 13 giugno ore 15, presso la sede dell'A. N. P. I. provinciale,
via Vittorio Emanuele 112
"
L'Istituto si costituì poi il 29 ottobre 1977.
"Il primo Consiglio dell'Istituto, formalizzatosi il successivo 15
dicembre, denota nel nome dei Consiglieri la presenza di appartenenti
alle diverse forze politiche antifasciste, non il monopolio di una sola
parte", come sottolinea Perretta, che ha sempre cercato la più
ampia collaborazione.
Molti soci fondatori sono ormai scomparsi e nella memoria dei più
anziani sono rimasti, come capisaldi, sentimenti e ricordi di momenti
fondanti, non certo catalogabili con aride date, importantissime per la
storia e lo storico, molto meno per i protagonisti.
L'origine dell'Istituto si deve dunque alla volontà di Giusto Perretta,
reduce non dalla partecipazione alla Resistenza, ma dalla lunga prigionia
in India (tornò in Italia solo nel 1946), attivo nel partito comunista,
ma come dice lui più interessato alle persone, anche nel caso dei
compagni, che alle etichette di partito. Perretta non è, nonostante
le sue numerose pubblicazioni, uno storico, né ha mai tentato di
spacciarsi per tale. Allora perché fu incaricato di fondare l'Istituto
di Como?
"Ero l'unico che andava a Milano ad interessarsi di queste cose.
- spiega Perretta - Perché mi piacevano, avevo una gran passione
Qui
c'era già l'ANPI, lo aveva un po' in mano Ostinelli, io mi sono
aggregato a lui." Il primo con il quale parlò di questo progetto
fu l'allora sindaco Antonio Spallino, durante una manifestazione e ne
ebbe subito l'appoggio. Anzi, il sindaco gli chiese se c'era già
una sede "Mi aveva indicato la sede della Combattenti, in via Giovio
- prosegue Perretta -, ma anche un altro posto, in zona S. Martino, dove
c'era la scuola all'aperto." Un rapido sopralluogo aveva, però,
immediatamente fatto scartare anche quest' ipotesi. A questo punto, Perretta
che frequentava assiduamente la Federcoop di via Volta, scoprì
che nell'ex studio di un medico c'era quella che divenne la prima sede
dell'Istituto" Lì si erano insediate le donne dell'Udi e ho
avuto una stanzetta. Ma ci siamo stati poco, dopo un po' si è reso
libero in via XX Settembre". Proprio agli albori dell'Istituto è
iniziata la preziosa collaborazione di Rosalinda Zariati. In proposito
ricorda Perretta "Si dava da fare. Era una delle poche disponibili
ed anche una delle poche donne della Resistenza a Como".
La sede di via XX Settembre (angolo via Mentana) oggi consegnata alla
storia, dal momento che al suo posto ora sorge un condominio, era decisamente
più grande e più bella, con il salone in comune con altre
associazioni. Perretta ricorda con stima e calore il prof Giovanni Corrado,
fondatore a Como dell'Università della Terza Età, che aveva
sede nello stesso palazzo.
In via XX Settembre, nel 1982, arrivò anche la prima "comandata"
dal Ministero della Pubblica Istruzione, ovvero un'insegnante distaccata
presso l'Istituto: Irene Fossati, alla quale è poi subentrato Valter
Merazzi, attuale direttore.
In via "Venti", come sinteticamente tutti la chiamano, Perretta
si valse anche della preziosa collaborazione di Giacomo Casati, anche
lui ricordato con stima e alla cui memoria è oggi intitolata la
sala della biblioteca dell'attuale Istituto. Casati, operaio, aveva condiviso
con Battista Tettamanti la persecuzione dei fascisti e gli era stato vicino
nell'ultima parte della vita.
Ad un certo punto anche la sede di via XX Settembre divenne stretta e
poi l'area era destinata ad altri scopi, il sindaco Simone propose via
Brambilla. Così l'Istituto si trasferì nel suo attuale recapito,
dove finalmente lo spazio a disposizione era molto, ma, grazie alle acquisizioni
di libri, riviste e documenti anche questo è ormai risicato.
Nella stessa palazzina hanno la sede anche l'Associazione Nazionale Partigiani
e l'Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti.
Nel corso degli anni la biblioteca (alla quale in origine Perretta non
pensava) e l'archivio hanno assunto una notevole importanza, soprattutto
grazie ai lasciti. Due di particolare peso: quelli dei prof. Franco Catalano
e Gianfranco Bianchi. A Gianfranco Bianchi, lo storico del fascismo e
della Resistenza, Perretta era particolarmente legato, nonostante le differenti
aree culturali e politiche di appartenenza. Perretta era in prima fila
per recuperare volumi (non va dimenticato che all'epoca lavorava alla
Coop, ma come ci tiene a precisare "Il mio cuore era all'Istituto").
In particolare ricorda i suoi incontri con le vedove di Bianchi e Catalano
e come in entrambe i casi, grazie alla loro generosa disponibilità,
il patrimonio dell'Istituto ne risultasse fortemente arricchito. Un patrimonio
enorme che Perretta con modestia ricorda di aver portato a Como "Con
due camionate, il camion era del Giulio
". Lo stesso Perretta
ha contribuito ad arricchire l'archivio procurando documenti e moltissime
riproduzioni dall'archivio di Stato di Como e non solo, ha versato in
Istituto anche le carte del padre Pier Amato.
I partiti e la gente che rapporto avevano, alle origini con l'Istituto?
Perretta è lapidario "Mai visto nessuno. C'era interesse,
da parte di qualche singolo, ma per quanto riguarda i partiti c'era indifferenza
totale. Anche per quanto riguarda gli stessi fascisti
".
Quanto alla gente, in genere a suo dire era poco interessata.
Oggi l'Istituto è fucina di lavoro, frequentato da molti giovani
e "il nostro" dice in merito: "Sono i frutti di qualcosa
che si è fatto. Fin dall'inizio io andavo spesso nelle scuole a
parlare della Resistenza".
Perretta ha parole di stima per gli scomparsi Giordano Azzi, primo presidente
dell'Istituto e per Mario Martinelli parlamentare, ministro e membro della
Costituente (per anni consigliere), del quale confessa di "aver desiderato"
il ricco archivio, che dopo la sua morte è rimasto ai figli.
Rosalinda Zariati, attiva nella Resistenza e di fede socialista, ha iniziato
a collaborare con l'Istituto all'epoca di via Volta, ovvero agli albori
ed ha continuato questo volontariato fino al trasferimento nella sede
odierna, che ormai frequenta saltuariamente. A proposito della sede di
via XX Settembre specifica "Era bella. Aveva due grandi scale esterne.
Era stata la sede del tessitura Cattaneo. Noi avevamo a disposizione due
camere". Anche lei ricorda la preziosa collaborazione di Casati e
l'arrivo di Irene Fossati.
Il lavoro di Rosalinda consisteva in questo "Andavo come volontaria,
quasi tutti i giorni. Mi ero offerta io. Aiutavo il Giusto, mettevo etichette
sui libri. Per fare questo lavoro le indicazioni mi erano date dal Giusto"
del quale ribadisce a più riprese che era l'anima e il braccio
dell'Istituto, per il quale era sempre in cerca di libri e documenti.
Ricorda che una sola volta, fuori dall'Istituto, comparve una scritta
ingiuriosa (della quale non ricorda il testo), che fu prontamente cancellata.
Il resto ero lo scorrere e il crescere quotidiano di un piccolo Istituto
che giorno dopo giorno, è cresciuto tanto che oltre a raccogliere
libri e documenti, da anni è attivo nella realizzazione di volumi
storici e oggi anche nel mondo dei computer, con un cd rom e due siti
Internet. Ma questa è un'altra storia, quella del presente proiettato
nel futuro, una storia scritta grazie alla generosità di tante
persone, che negli anni sono state attive e vicine all'Istituto. Una storia
che continua.
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