Eugenio Rosasco un industriale antifascista
e il Comitato di Liberazione nazionale di Como
Appunti per una biografia politica
L'intervento, in forma di "work in progress", è stato presentato al convegno "Rosasco: un'impresa, un'industria, una città" (Museo didattico della Seta, Como 21 marzo 2013) con il principale intento di suscitare interesse per una ricerca - ancora tutta da fare - sulle personalità politiche del Novecento comasco.
Fabio Cani
Istituto di Storia Contemporanea "Pier Amato Perretta"
Nato a Como nel 1880, Eugenio Rosasco è - come si legge nel volume dedicato agli antifascisti del Comasco da Giusto Perretta e Gerardo Santoni e pubblicato dall'Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione di Como nel 1997 - "industriale serico di indiscusse idee liberali espresse e confermate sia durante il regime fascista sia nel breve periodo dal 25 luglio all'8 settembre 1943.
Come è noto venne escluso dalla giunta nazionale degli confederazione degli industriali nel 1925 poiché non volle mai pronunciare nessun avallo al regime.
Meno nota è la lettera di solidarietà inviata al magistrato Pier Amato Perretta dopo che questi venne trasferito d'autorità a Lanciano perché giudicato dal regime "non sufficientemente equilibrato". In quell'occasione Rosasco scrive a Perretta: "Per lei, che 'vergin di servo encomio' non ha mai voluto piegarsi al partito dominante, mantenendo con dignità e fermezza la sua completa libertà spirituale e la piena indipendenza di giudizio, il minacciato provvedimento è un vero omaggio che il fascismo rende alla sua intemerata coscienza; e, mentre le esprimo la mia piena solidarietà, mi annovero, non pensando che ella possa opporsi validamente al nuovo sopruso del regime e rimanere a Como, onore della nostra magistratura non viziata dalla nuova atmosfera, fra i suoi amici ed ammiratori.
In quegli stessi giorni, Pier Amato Perretta, dopo che anche il re respinse il suo ricorso, chiese di essere collocato a riposo "avendo creduto erroneamente di essere un magistrato, indipendente, di un popolo libero e non il pavido sostenitore di questo o quel partito". [G. Bianchi]
LA LEGA INSURREZIONALE ITALIA LIBERA
Fu proprio per iniziativa di Pier Amato Perretta che fu formata, nel 1941, la "Lega Insurrezionale Italia Libera", coordinamento dei rappresentanti delle forze politiche antifasciste e sorta di preludio locale alla formazione del CLN.
Così la ricorda Giordano Azzi, che alla Lega Insurrezionale parteciò in prima persona:
"Era un gruppo di laici che andava dai liberali ai socialisti. Con i cattolici vennero presi dei contatti a parte ed in forma personale.
Fra i dieci promotori della Lega c'erano l'avvocato Pier Amato Perretta, l'ingegner Agostinelli, Eugenio Rosasco, l'ingegner Messa della Idroelettrica Comacina, Giuseppe Bedetti, il generale Niccolini, l'ingegnere Carlo Ponci e un alto dirigente della Tintoria Comense, l'Albertini, che morì nel 1942. Questi - aggiungeva Giorfani Azzi - volle essere sepolto in piedi per riaffermare che anche morto non si piegava al fascismo e alla dittatura! Erano già tutti anziani ed io ero il più giovane, essendo nato nel 1910. Organizzativamente la Lega era costituita sul modello della Carboneria: ognuno di noi doveva affiliare altri due aderenti e così via. [G. Azzi]
All'interno di questo gruppo composito si svilupparono articolate dialettiche, e anche occasioni di conoscenza (è ancora Azzi a raccontarlo, a proposito del giovane Ezio Cichiarelli, allora esponente del Partito d'Azione, poi comunista, che lui presentò e fece apprezzare proprio a Rosasco).
Nei primi mesi del 1942 Rosasco è nominato, su proposta di Mario Martinelli, presidente del comitato dei rappresentati dei partiti politici antifascisti - in quanto membro "anziano". Le riunioni del comitato si tenevano in una villa di via Dante. [M. Martinelli]
La Lega cessò il 26 luglio 1943, quando si ricostituirono i diversi partiti politici. [G. Azzi]
IL 25 LUGLIO
Nel giugno 1943 Eugenio Rosasco ridusse nella sua tessitura serica l'orario a 39 h e 3/4 per non pagare l'indennità di presenza per una giornata; di fronte alle rimostranze di un rappresentante fascista che "tale fatto aveva provocato malcontento" avrebbe risposto "chiedendo chi oggi poteva ritenersi soddisfatto in Italia". L'episodio è sintomatico dell'atteggiamento dell'industriale che a una certa arroganza "da padrone" (la riduzione dell'orario di lavoro era - per sua stessa ammissione - fondata proprio sull'intenzione di ridurre la paga alle maestranze) univa un notevole coraggio nel rispondere alle ingerenze fasciste. [ASCo, Prefettura, II vers., Scassellati, busta 1/2]
Quasi a compensare l'episodio appena ricordato, la tessitura serica Rosasco pagò "a tutta la maestranza dipendente una settimana di salario per festeggiare la caduta del fascismo" il 25 luglio [ASCo, Prefettura, II vers., Scassellati, busta 1/2]
Dopo il 26 luglio partecipò con gli altri esponenti delle forze politiche antifasciste agli incontri convocati dal prefetto Chiaromonte; il 15 agosto venne nominato commissario prefettizio al Comune di di Como, mentre l'avv. Mariano Rosati - pure liberale - andò all'amministrazione provinciale, e l'avv. Carlo Corti al Comune di Lecco. Secondo quanto ricordano le carte delle Prefettura della successiva Repubblica di Salò "in tale occasione ha sfogato i suoi risentimenti contro i fascisti, le istituzioni fasciste e in specie contro gli organi del partito e delle associazioni sindacali". [ASCo, Prefettura, II vers., Scassellati, busta 1/2]
L'8 SETTEMBRE
L'8 settembre Rosasco ricopriva il ruolo di commissario prefettizio al Comune di Como e - secondo la testimonianza di Mario Martinelli - era assai preoccupato delle sue responsabilità e "non voleva sottrarsi ad esse, e infatti rimase al suo posto fino a quando - e fu solo il 12 ottobre - potè fare le consegne al nuovo commissario repubblichino Luigi Bulgheroni, che non esitò a ringraziarlo 'per l'intelligente opera prestata'". [M. Martinelli]
Il 12 settembre 1943, giorno dell'arrivo delle truppe tedesche a Como, Rosasco si trovava in casa Bettoni (in via Cesare Cantù, vicino a porta Torre, di fronte al liceo). Così racconta Mario Martinelli: "Mi trovavo con Rosasco: eravamo entrambi usciti da casa Bettoni dove si era svolta una delle tante riunioni di allora, e l'impressione di forza e di dominio che diede quella colonna (che scendeva da via Milano) fu enorme. Il giorno prima vi era stato un tentativo di organizzare qualcosa contro l'occupazione che si profilava, non appena era corsa la voce che truppe tedesche si stavano avvicinando da Milano: un centinaio di persone si erano raccolte in piazza Duomo, dove l'avv. Perretta aveva loro parlato per invitarle a resistere". [M. Martinelli]
In un rapporto del Partito Fascista Repubblicano datato 11 dicembre 1943 al prefetto Scassellati, è riportato questo episodio: "Dopo l'8 settembre, nell'attesa delle truppe di occupazione germaniche, fece caricare su di un battello della Lariana viveri e munizioni prelevati al 67° fanteria e fatti aflfluire alla riva con automezzi forniti dal Rosasco stesso. Si disse che il battello doveva essere affondato in mezzo al lago per non far cadere il materiali in mano ai tedeschi. Sta di fatto che invece detto materiale fu svaligiato a Lezzeno, dove attualmente serve per gli sbandati, prigionieri ed ebrei che, fra il San Primo il Pian del Tivano e Canzo, sono continuamente attestati in attesa di passare il lago per riparare in Isvizzera". [ASCo, Prefettura, II vers., Scassellati, busta 1/2]
Secondo la ricostruzione di Gianfranco Bianchi, Rosasco fu aiutato in questa operazione da Sante Massarenti, già maggiore dell'esercito; di fede comunista, era stato accanto a Rosasco nelle organizzazioni antifasciste formatesi prima del 25 luglio, forse nella Lega Insurrezionale "Italia Libera" o addirittura in una ancora precedente che avrebbe avuto con la Lega molti elementi comuni. [G. Bianchi]
Sempre secondo il racconto di Martinelli "nel periodo successivo all'8 settembre Rosasco aveva dovuto fronteggiare situazione assai delicate. Il fascio repubblicano aveva costituito una 'reggenza' che faticava a trovare adesioni, soprattutto dopo le minacciose disposizioni impartite dal redivivo duce nei confronti dei traditori, e il prefetto Chiaramonte, che non sapeva che pesci pigliare, esitava molto a fare nuove scelte anche perché riservati sondaggi l'avevano messo di fronte a rifiuti variamente giustificati e solo un mese dopo poté nominare Bulgheroni. Rosasco in tutto questo periodo oscuro cercò di mitigare la durezza di taluni provvedimenti, ma il momento più difficile venne quando, il 30 settembre, fu costretto a pubblicare in bando per la cattura di prigionieri di guerra che erano fuggiti. Rifiutò di farlo come provvedimento proprio e infatti il testo dice che "per ordine della Prefettura di Como", il commissario prefettizio rendeva noto un bando tedesco per la riconsegna dei prigionieri di guerra che, in numero di 2500, erano fuggiti dal campo di Grumello del Piano". [M. Martinelli]
IL CLN
All'indomani dell'armistizio anche a Como si formò un CLN, i cui membri provenivano - come ricordò uno dei suoi componenti, il geom. Enrico Stella - in gran parte dall'ormai disciolta "Lega insurrezionale Italia Libera". I componenti furono: Eugenio Rosasco per il Partito Liberale, Carlo Arrigoni per il Partito Comunista, Mario Martinelli per la Democrazia Cristiana, Enrico Stella per il Partito d'Azione, Giordano Azzi per il Partito Socialista di Unità Proletaria.
Ingenti erano i compiti che da subito si presentarono al CLN locale, le cui riunioni si svolgevano nell'ufficio di Rosasco o nell'abitazione di Martinelli: "formazione, controllo, finanziamento, vettovagliamento delle prime formazioni partigiane; intensificarsi e affinarsi della lotta; contatti più frequenti col centro; maggiore e migliore diffusione della stampa clandestina; creazione di nuovi organismi di lotta e di organizzazione (comandi limitari, uffici di sussistenza, CLN comunali ecc.)" [M. Pippione]
Rosasco, insieme a Martinelli, teneva anche i collegamenti con il CLN regionale.
Alcuni episodi che mostrano l'impegno di Eugenio Rosasco non solo nell'organizzazione politica della resistenza antifascista, ma anche il supporto pratico prestato a molti esponenti antifascisti.
Nella prima metà del 44 arrivò a Como Cosimo De Angelis, come comandante militare del CLN Alta Italia. Così raccontò, in un'intervista a Rosaria Marchesi, raccolta nell'aprile 1991, il suo arrivo:
"Non c'era niente, mi dovevo arrangiare con i miei mezzi. Contattai il capo della resistenza comasca, Rosasco, che mi fece un documento dal quale risultava che ero un impiegato della Confindustria di Como. Feci subito molte amicizie sul posto, ma andavo e venivo da Milano". [R. Marchesi]
Paolo Nulli - che fu l'ultimo sindaco democratico di Como prima dell'avvento del regime - partecipò dopo il 25 luglio 1943 all'attività del ricostituito Partito Socialista, e dopo l'8 settembre era un utile punto di riferimento a Maslianico anche per gli espatri clandestini. Era in stretto contatto con il CLN, di cui appunto era presidente Eugenio Rosasco.
Grazie a questo contatto riuscì nell'agosto 1944 ad avvisare i componenti del CLN di un pericolo imminente, così raccontato da Giordano Azzi:
"Alla riunione collegiale del C.L.N. comasco, a cui partecipai come rappresentante del Partito Socialista, il sabato 12 agosto 1944 nell'ufficio di Rosasco, fui avvertito subito dallo stesso Rosasco che Paolo Nulli aveva dovuto espatriare da Maslianico in Svizzera perché era stata individuata la sua attività clandestina con i suoi contatti coi socialisti svizzeri. Nulli aveva pregato Rosasco di avvertirmi subito in modo che io, allora segretario della Federazione Socialista, potessi subito informare i compagni socialisti. [G. Azzi]
L'INDIVIDUAZIONE, IL MANDATO D'ARRESTO, LA FUGA
Durante un pesante interrogatorio di un arrestato nell'agosto del 1944 i questurini guidati dal "feroce Saletta" riuscirono ad estorcere alcuni nomi di esponenti del CLN: Luigi Clerici, Adolfo Vacchi, l'ing. Carissimi, Mario Martinelli, Lorenzo Spallino, "una" Masciadri, Pina Tornelli Bergna. L'unica persone che resta celata dietro il nome di battaglia "Monti" - nome di copertura di Rosasco - è proprio il capo del Comitato di Liberazione, semplicemente indicato dall'interrogato come "l'industriale comasco Monti, di cui non conosco il nome, di questi non posso fornire alcuna notizia". [G.Bianchi]
Rosasco era, in quel periodo, in un nascondiglio milanese - secondo la successiva testimonianza di Lorenzo Spallino che proprio il 17 agosto 1944 venne arrestato e successivamente messo in libertà provvisoria. [G. Bianchi]
Spallino riuscì a far pervenire a Rosasco il consiglio di sparire.
Rosasco mutò il suo falso nome da "Monti" a "Rosetta" a "Rotta" e poi in "Tosi". Con quel nome trovò ricovero in una clinica milanese.
Come risulta da un documento già nell'archivio Rosasco e citato da Gianfranco Bianchi "il 26 ottobre 1944, dalla questura repubblichina di Como calarono, per prelevarlo, una ventina di uomini armati con la sicurezza di trovarvelo, solo 24 ore dopo la sua entrata. Tanto sicuri erano del successo che, mentre a Milano si svolgeva l'azione, a Como il federale Porta dichiarava trionfante che il famigerato antifascista non sarebbe sfuggito alla cattura, per cui gli prometteva semplicemente una liquidazione senza processo. Ma gli armatissimi segugi andarono delusi perché, se esatta era l'indicazione del luogo dove effettivamente si trovava il presidente del CLN comasco, essi non avevano armi buone contro quel non so che di indefinibile del priore padre Mosè, dell'allore vice padre Onorio e dell'infermiere, tale Luigi". Tornano tre giorni dopo di nuovo senza ottenere nulla. [G. Bianchi]
Sicuramente entro il novembre 1944 il questore Pozzoli era in grado di indicare tutti i nomi in chiaro del CLN comasco, tra cui in prima posizione è proprio quello di Eugenio Rosasco.
Considerato elemento inflessibilmente antifascista, incombendo la minaccia d'arresto, espatriò nella confederazione elvetica, attraverso il valico di Faloppio, probabilmente il 2 novembre 1944, già prima che contro di lui venisse emesso un ordine di arresto della Questura repubblicana di Como datato 19 dicembre 1944 contro Enrico Stella, Eugenio Rosasco, Giordano Azzi. [G. Perretta / G. Azzi]
Il 20 dicembre 1944 in un rapporto al tribunale speciali di Milano, così il questore Pozzoli descriveva il Rosasco:
"La sua feroce avversione al fascismo era in Como un fatto notorio tanto che fu ritenuta più che naturale la sua nomina a commissario prefettizio per la città subito dopo l'obbrobrioso colpo di stato del 25 luglio. Nella successiva infausta capitolazione il Rosasco mantenne ancora per qualche giorno il suo imperio podestarile per trafugare a bordo di automezzi suoi e dell'esercito, allora in dissoluzione, ingenti quantitativi di armi, munizioni e viveri (..)" [M. Pippione]
L'ESILIO
Del periodo di espatrio in Svizzera resta almeno una testimonianza, quella di Giordano Azzi, esponente socialista all'interno del CLN, che così ricorda la messa della notte di Natale del 1944 a Lugano: "Quando si avvicinò il Natale - che a ciascuno di noi ancor di più ricordava gli affetti familiari, il luogo natio, la sorte degli amici e della patria - don Onorio Cairoli ci invitò alla messa che egli avrebbe celebrato per gli esuli e i rifugiati nella cattedrale di Lugano. Con commozione tutti accettammo l'invito e chi di non era 'liberato' ma ancora 'internato' chiese ed ebbe il permesso di ritornare al campo a notte inoltre. (...) Così credenti e non credenti ci trovammo alla messa della notte di Natale: insieme al Bambino nasceva l'immagini di un mondo libero, giusto, in pace, umano, riscattato dalla nequizie della guerra nazifascista. C'erano i rifugiati della Lombardia e d'altre parti d'Italia e, fra gli altri, ricordo alcuni comaschi: l'operaio Casartelli, sfuggito alla deportazione in Germania, l'amico Flavio Butti, allora giovane militante comunista, l'avv. Luzzani, Eugenio Rosasco, presidente del CLN clandestino, Paolo Nulli, sindaco socialista a Como prima della soppressione delle libertà politiche". [G. Azzi, citato anche da M. Martinelli]
LA LIBERAZIONE
Dopo l'insurrezione i liberali comaschi, che avevano ottenuto per rappresentanti del proprio partito il ruolo di questore (Luigi Grassi)) e di vicesindaco (Vittorio Schavetti) nominarono Alfiero Boncinelli quale rappresentante nel CLN provinciale e aprirono gli uffici di partito in via Volta 50. Rosasco sembra farsi da parte.
Scrive Pippione: "La composizione sociale degli iscritti e dei simpatizzanti liberali era quasi esclusivamente alto borghese, specialmente imprenditori e professionisti, fra i quali spiccavano i nomi di Rosasco e Rosati. Sinceramente disponibili a una collaborazione con gli altri partiti, i liberali lariani non poterono non ergersi a difesa degli interessi 'di classe' in un clima politico che sapeva sempre più di 'accerchiamento' per il PLI, con accuse di egoistica insensibilità sociale, se non di passate collusioni con i nazifascisti" cosa che - nel caso di Rosasco - non era avvenuta in nessun modo. [M. Pippione]
Rosasco che nei mesi immediatamente seguenti alla Liberazione era sembrato ritirarsi dalla vita politica, si sarebbe poi candidato all'assemblea costituente, risultando eletto.
Fonti:
Archivio di Stato di Como, Fondo Prefettura, II vers., Scassellati, busta 1/2
Giordano Azzi, Storia minore, NodoLibri, Como 1990
Giordano Azzi, Socialismo umanesimo poesia, NodoLibri, Como 2012
Gianfranco Bianchi, Antifascismo e Resistenza nel Comasco, Comune di Como 1975
Rosaria Marchesi, C'era la guerra, NodoLibri, Como 1992
Mario Martinelli, Aspetti e problemi del movimento cattolico comasco dal 1919 al 1945, New Press, Como 1985
Giusto Perretta - Gerardo Santoni, L'antifascismo nel Comasco 1919-1943, Istituto Comasco per la Storia del Movimento di Liberazione, Como 1997
Marco Pippione, Como dal fascismo alla democrazia, Franco Angeli, Milano 1991