Ritratto degli italiani nei compiti delle vacanze del fascismo conservati nell'archivio dell'<<Istituto Perretta>> di Como
di Elena D'Ambrosio
Mancano ormai pochi giorni alla fine della scuola. Scolari e studenti, impegnati nelle ultime verifiche e interrogazioni, sono già pronti ad assaporare gli ozi e i divertimenti delle ferie estive, mentre l'attesa si fa più lunga per chi deve sostenere gli esami.
Ma soprattutto i poveri scolari, dovranno presto fare i conti con il famigerato "libro delle vacanze" (anche più di uno!). Quello si, non va in vacanza, e se l'incubo dei bambini di oggi, lo è stato per tante generazioni di scolari.
L'istitituto di storia contemporanea <<Pier Amato Perretta>> di Como nel suo ricco fondo di manuali e quaderni scolastici relativi alla scuola primaria, per la maggior parte di epoca fascista, conserva alcuni libretti delle vacanze davvero interessanti, naturalmente molto diversi da quegli odierni. Il fascismo considerava la scuola, specie quella primaria, un formidabile veicolo di propaganda della sua ideologia, lo strumento fondamentale per l'organizzazione del consenso di massa. L'obiettivo era chiaro:formare il cittadino-soldato, secondo un progett di dominio totale della personalità individuale, comune del resto a tutte le dittature. In questo processo di indottrinamento, la scuola era coadiuvata dall'Opera Nazionale Balilla (Onb) che inquadrava tutta la gioventù italiana. Il "testo unico di Stato" introdotto a partire dall'anno scolastico 1930-1931, segnò la fine della autonomia didattico-educativa degli insegnanti.