Attraverso gli occhi dei bambini. Mostra di disegni e poesie del ghetto di Terezin
Attraverso gli occhi dei bambini. Mostra di disegni e poesie del ghetto di TerezinL'Istituto Perretta per il suo trentennale ha riproposto la mostra sui disegni e le poesie dei bambini di Terezín in una nuova veste grafica, con un nuovo titolo ed ampliata di nuovi pannelli. Questa riedizione è scaturita da una ricerca, che ha indagato gli eventi, confrontando il racconto degli storici e le testimonianze straordinarie dei pochi sopravvissuti, ora sparsi fra Europa, Stati Uniti ed Australia e che, pur nella diversità delle esperienze, coincidono in modo perfetto.
Ne è nata la scoperta che nel ghetto "dei bambini", a Terezín, la città prigione, dove tutti vivevano in uno stato di cupa paura, senz'altra prospettiva che quella di partire verso l'est per andare a morire in una camera a gas, tanti adulti, proprio nelle condizioni più incredibili e disumane, hanno scelto di servire la vita sempre e comunque, anche a costo di perdere la propria, hanno mostrato che è possibile conservare e difendere l'umanità, la capacità di accogliere, di prendersi cura, di sperare. Tanti adulti hanno sfidato le leggi del ghetto, imposte dai nazisti, e rischiato la partenza con il primo trasporto ad Auschwitz, perché i bambini e i ragazzi potessero continuare a giocare, ad imparare, ad esprimersi. Hanno fatto scuola clandestinamente, senza testi, hanno barattato la loro modesta razione di pane quotidiano in cambio di carta, matite, colori, organizzando un sistema di istruzione di diversi gradi, in base all'età dei bambini, facendoli appassionare alla poesia, al disegno, alla musica, al teatro. Si sono sostituiti ai genitori ed ai fratelli maggiori, deportati in altri Lager o già svaniti in cenere grigia sulla neve di Auschwitz; si sono preoccupati che per i piccoli ci fosse cibo a sufficienza ed abiti abbastanza pesanti per difenderli dal freddo, li hanno sostenuti fino alla fine. Testimoni dichiarano di aver sentito la voce di Ilse Weber, una di questi adulti meravigliosi, cantare la ninna nanna ai "suoi" bambini nella camera a gas.
I pochi sopravvissuti, tutti, ricordano con gratitudine ed affetto il sostegno dei loro insegnanti. Attribuiscono alla loro guida e al loro metodo didattico la formazione civile e umana che li ha accompagnati e resi capaci di affrontare il disagio e il peso di "vivere ancora" in compagnia della tragedia che si cela nelle profondità del loro cuore. I disegni e le poesie custoditi nel Museo Ebraico di Praga ci parlano di paura, di nostalgia della casa, ma anche di speranza, di desiderio di un mondo migliore, di gioia della vita nonostante tutto. I bambini di ieri, oggi ottantenni, dall'Europa, dagli Stati Uniti, da Israele si muovono, incontrano i giovani d'oggi, sentono il dovere di parlare "perché la memoria è il futuro"..."Noi eravamo all'inizio 15.000 bambini, e solo 100 ne sopravvissero. E' per miracolo che io posso parlarne. Mi sono salvata e penso di dover prestare la voce a quelli che non possono più farlo. Tutto quel che è rimasto di un'intera generazione di bambini sono un po' di poesie e di disegni.." [Ela Weissberger intervistata dal quotidiano di Cincinnati "The Enquirer" il 19 0ttobre 2000].
LA MOSTRA
La mostra (24 pannelli 100 x 70), dopo i primi pannelli storici, presenta le mura di mattoni rossi della Fortezza sormontate da un filo spinato, che fanno da supporto ai disegni. Al di sopra, contro il cielo azzurro prendono forma le parole delle poesie. La scelta grafica ha inteso rappresentare il punto di vista dei bambini: erano prigionieri dietro quel muro, ma sapevano oltrepassarlo con il cuore e ricordavano che al di là ad ogni volgere di stagione tornava la primavera. Disegnando e scrivendo, hanno guardato verso il cielo, hanno sperato e sognato la libertà, il ritorno a casa, la pace, un mondo migliore. Abbiamo provato a percorrere un tratto di strada con i loro occhi. La mostra vuole dunque raccontare diritti negati, ma anche la voglia di riscatto. Dallo studio abbiamo tratto un insegnamento, grazie al quale è stata superata la difficoltà di parlare di un male di cui tutti nel secolo appena trascorso ci siamo scoperti capaci, se non nella concretezza dell'azione, certamente nella complicità dell'indifferenza. E non solo nella vicenda dell'Olocausto, ma nelle vicende di tutte le guerre e di tutte le tragedie che ancora accadono sotto i nostri occhi, le cui vittime sono prima di tutto i bambini.
La mostra viene presentata con l'ausilio di una serie di slides: il primo gruppo illustra la storia del ghetto di Terezín; il successivo descrive in generale le condizioni di vita nel ghetto, quindi l'operato dei docenti, che si sono presi cura dei bambini impartendo lezioni di disegno, letteratura e musica; infine- vengono presentati passi delle poesie e alcuni disegni, accompagnati dalle musiche prodotte dai musicisti deportati a Terezín.
In allegato la sintesi dell'audiovisivo per i docenti.