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LA VITA
I primi anni di attività sono dedicati alla costituzione
della dotazione strumentale: acquisizione e relativo censimento del materiale
archivistico di base presso privati, Enti e associazioni locali e nazionali
(ANPI, ANPPIA, Archivio di Stato, Società Cooperative ecc.); impianto
del primo nucleo della biblioteca tramite donazioni di privati e apporti
della rete nazionale degli Istituti; formazione dell'archivio fotografico
e audiovisivo. Tra i primi consistenti fondi è da segnalare quello
sul movimento cooperativo, che già nel 1981 raccoglie i versamenti
di oltre 120 società comasche e lombarde; nello stesso anno la
biblioteca raddoppia la propria dotazione grazie al primo consistente
lascito (circa 2000 volumi) da parte dell'ex perseguitato politico Giacomo
Casati. Costituita la prima Commissione Scientifica con personalità
e operatori del mondo culturale cittadino (Giordano Azzi presidente, Cencini
prof. Italo, Chichiarelli prof. Ezio, Luraschi prof. Enzo, Noseda dott.ssa
Magda, Sibilia dott. Cesare, Critelli dott. Claudio, Rossetto Elia, Perretta
Giusto, Gurdjian avv. Diran, Moè Angelo, Virzì dott. Baldo,
Barresi avv. Federico, Gagliardi dott. Fiorenzo), l'Istituto inizia la
propria attività pubblica a sostegno degli organismi istituzionali
(Comuni e Scuole), appronta i primi lavori di ricerca, patrocina le prime
pubblicazioni. L'assegnazione di un insegnante comandato a partire dall'anno
scolastico 1982-83 nella persona della prof.ssa Irene Fossati gli consente
di dar vita a un principio di organico in grado di garantire, insieme
con la costante presenza del direttore Giusto Perretta, una maggior agilità
di movimento e un allargato spettro d'azione. Negli anni successivi l'Istituto,
attraverso i propri operatori e con la partecipazione di ricercatori locali,
porta il proprio contributo a diversi progetti comuni di ricerca del Nazionale,
del Lombardo e di Enti collegati ("Schedario bio-bibliografico della
dirigenza dell'Italia repubblicana;" "Formazioni Giustizia e
Libertà"; "Repubblica Sociale Italiana"; "Fonti
della stampa clandestina"; "Fonti della stampa fascista 1943-45";
"Enciclopedia della Resistenza"
); stimola, sostiene, conduce
quelle ricerche che daranno vita dal 1983 alla collana "Società
e Storia contemporanea"; si fa parte attiva nella consulenza di ricercatori
e studenti universitari; partecipa alla Commissione Scientifica del Lombardo
e al Comitato di redazione della rivista "Storia in Lombardia";
è parte della Consulta della Cultura del Comune di Como, con il
quale collabora nella preparazione di significativi eventi come l'inaugurazione
del Monumento alla Resistenza europea e relativo Convegno Internazionale
"La Resistenza, l'Europa" del maggio 1983; allestisce e diffonde
sul territorio provinciale le prime significative mostre, raccogliendo
migliaia di visitatori in gran parte studenti; intensifica il rapporto
con le scuole attraverso il proseguimento di incontri nelle classi, in
occasione di ricorrenze come nel corso della normale attività didattica,
stimolandone la partecipazione alla ricerca attraverso iniziative quali
il concorso "Fate parlare il nonno!"; risponde alla diffusa
domanda di aggiornamento sul territorio favorendo la presenza di insegnanti
comaschi alle iniziative didattiche della rete degli Istituti (Milano,
Rimini, Venezia) e promuovendone di proprie (il primo corso d'aggiornamento
organizzato nell'84 vede la partecipazione di 89 insegnanti di 42 scuole);
realizza un rapporto di collaborazione stabile con un gruppo di docenti
delle scuole secondarie di Como (25 unità), con i quali dà
vita, nel corso del 1985-86, a un gruppo di studio per l'elaborazione
e relativa sperimentazione (ca 150 alunni di 6 scuole di Como e provincia)
di un modello di Unità Didattica sulla Resistenza, con il coordinamento
del prof. Gavino Cano del CIDI di Como.
L'arrivo del professor Valter Merazzi, in sostituzione di Irene Fossati
nell'autunno del 1987, non modifica il quadro dell'Istituto che può
contare su solide basi (rilevanze archivistiche in settori specializzati,
collana di pubblicazioni, attività didattica estesa e approfondita,
rapporto con il Nazionale e con la rete degli Istituti della Resistenza),
ma i nuovi linguaggi comunicativi richiedono lo sviluppo di nuove competenze.
E' una sfida difficile, che l'Istituto affronta a partire dal 1987, con
la produzione (in collaborazione con Paolo Gobetti e Paola Olivetti dell'Archivio
Cinematografico della Resistenza di Torino, con Lodovico Stefanoni e Gioachino
Rigamonti dell'Amministrazione Provinciale di Como) del video "Como
libera il film e la memoria", costruito attraverso interviste a testimoni
e intorno a un prezioso filmato del fotografo Cornelio Beretta girato
a Como nelle giornate della liberazione.
Il buon risultato porterà l'Istituto, tre anni dopo, alla realizzazione
di "Guerra sul lago" con gli stessi interlocutori.
Nel 1988 L'Istituto cambia sede e si installa nella attuale. Gli spazi
sono invitanti, anche se i tre piani sembrano scomodi. Il Comune di Como
conferma il comodato. La sistemazione dell'attuale sede richiede circa
un anno. Solo negli anni successivi si riuscirà a sistemare la
cantina (una parte del terzo piano ci verrà data solo nella metà
degli anni '90).
Gli spazi si riempiono rapidamente, nuovi scaffali sono acquistati per
accogliere i fondi bibliografici donati dalle mogli dei compianti Franco
Catalano e Gianfranco Bianchi, docenti universitari e collaboratori dell'Istituto.
Con queste migliaia di volumi, la biblioteca compie un salto di qualità
notevole in termini scientifici.
Negli anni fra il 1986 e il 1991 maturano e vengono pubblicate alcune
fra le più significative ricerche dell' Istituto sulla Resistenza
nel comasco.
I lavori di Giusto Perretta, Luigi Coppeno, Francesca Lodolini e Irene
Fossati colmano un vuoto e vanno a costituire un corpo centrale cui si
affiancano "medaglioni" che restituiscono alla società
figure dimenticate, e l'intensa autobiografia di Lerino Candio, paradigma
di una generazione perseguitata dalla storia.
E' un'attività profonda quella sulla Resistenza; le pubblicazioni
rendono merito al lavoro di anni di scavo e pongono l'Istituto in una
chiara posizione di riferimento.
Si intensificano nei primi anni '90 le richieste di interventi da parte
di scuole e biblioteche del territorio, che si rivolgono all'Istituto
per organizzare incontri, lezioni, commemorazioni, per trovare documenti,
per costruire progetti didattici, per noleggiare mostre. Continuo è
anche il rapporto con il mondo cooperativo provinciale e lombardo e con
la sua storia.
Tale attenzione porta alla pubblicazione delle tesi di laurea di Rita
Sala e Nicoletta Carugati, alla valorizzazione della figura di Francesco
Viganò. L'acquisizione di nuovi fondi, che vanno ad affiancarsi
a quelli raccolti da Giusto Perretta in modo certosino, fa dell'archivio
della cooperazione uno dei pezzi pregiati del patrimonio.
A conferma della volontà dell' Istituto di andare oltre il puro
ambito resistenziale, vede in questo periodo la luce la pubblicazione
di Franco Gerosa sull'Ospedale psichiatrico di Como dal 1882 al 1892.
Nel '93 vengono anche riprese le ricerche sui fenomeni meno conosciuti
della disastrosa guerra fascista. Giusto Perretta conduce una ricerca
sulla prigionia che porta a una mostra, a una giornata di studio, ad una
mappa dei lager, collabora alla pubblicazione di Alexander Weissmann,
segnala con forza ai suoi/nostri concittadini la necessità di riconoscere
la figura di Giorgio Perlasca.
L' Istituto ha potuto sin qui contare, per il mantenimento della sua attività,
solo sulle quote associative e sui contributi provinciali sulla legge
9 regionale; dal punto di vista del personale si è retto sulla
figura del Direttore e del comandato, cui si affiancano alcuni volonterosi
soci.
Nel 1994 viene avviato un accordo con il Comune di Como e la Casa Circondariale
del Bassone che porta ad una convenzione per l'impiego di detenuti da
reinserire. E' l'inizio di una collaborazione positiva dal punto di vista
lavorativo e umano che continua tuttora.
Nel novembre dello stesso anno Giusto Perretta viene chiamato alla Presidenza
in sostituzione di Giordano Azzi, Valter Merazzi assume il ruolo di Direttore.
La celebrazione del 50° della Liberazione e della fine della guerra
testimonia che l'Istituto è conosciuto nell'intero territorio provinciale:
non si contano gli interventi cui collaborano molti consiglieri. In tale
occasione viene pubblicato a cura di Valter Merazzi, che realizza il progetto
editoriale e scientifico, "Il monito della storia", numero unico
che viene distribuito a migliaia di studenti della Provincia.
La partecipazione al salone dell'Università di villa Erba l'anno
successivo è il riconoscimento di un'attività intensa, di
qualità, e tecnologicamente al passo. Sono di questo periodo il
coordinamento per conto della regione Lombardia della ricerca sul territorio
comasco finalizzata alla realizzazione del volume: "I fondi speciali
delle Biblioteche lombarde" e la realizzazione a cura di Matteo Dominioni
e Valter Merazzi di un cd rom sulla Resistenza nel comasco. Si tratta
del primo cd rom relativo alla storia prodotto sul nostro territorio.
L'attenzione ai nuovi strumenti distingue l'attività dell'Istituto
che potendo contare su competenze e attrezzature realizza una serie di
documentari, lavora sulle fonti audiovisive attraverso le riprese delle
sue attività, e organizza iniziative sul rapporto fra linguaggio
filmico e storia. L'Istituto stipula in questi anni un accordo con l'Arci
per l'utilizzazione di obiettori di coscienza, mentre altri ricercatori
si avvicinano all'Istituto. Nel 1996 viene pubblicato, ed è un
piccolo successo editoriale, "Come le vacche sull'Alpe di Gigiai"
di Gavino Puggioni, che in quel periodo collabora attivamente con l'Istituto.
Tale collaborazione porterà alla formulazione di un progetto sulla
scuola elementare fascista e, nel '99, ad un progetto didattico con la
scuola media Leopardi di Como per la realizzazione di una mostra e una
pubblicazione.
Nell'aprile del '97 Giusto Perretta lascia la Presidenza che viene assunta
per un breve periodo da Gioachino Rigamonti, cui succede, nel marzo del
1998, Ricciotti Lazzero.
L'attività di Perretta nell'Istituto comunque prosegue e porta,
con la collaborazione dell'indimenticabile Gerardo Santoni, alla pubblicazione
fra il '97 e il '98 dei principali documenti sul fascismo e antifascismo
nel comasco.
Dal febbraio del '97 al dicembre del '99 vengono proposti, a cura di Nicola
De Giorgi e Valter Merazzi, dei corsi d'aggiornamento per il personale
della scuola. Si tratta di un grosso impegno per 150 ore complessive di
lezioni e incontri che vedono la partecipazione di un numero consistente
di insegnanti e la presenza di autorevoli relatori sull'insegnamento della
storia contemporanea, sul rapporto fra scuola e Costituzione, sui problemi
dello sviluppo e della globalizzazione.
Alla fine del 1998, un'assemblea straordinaria ratifica le modifiche statutarie
e approva il cambio del nome dall'originale "Istituto Comasco per
la Storia del Movimento di Liberazione" all'attuale. Non è
senza fatica che il passo viene fatto, ma la nuova denominazione non fa
che prendere atto della declinazione che le ricerche e gli interessi dell'Istituto
hanno assunto nel corso della sua storia. Rimane ben presente comunque
il richiamo al Movimento di Liberazione nell'articolo primo del nuovo
statuto e nella decisione di intitolare l'Istituto al martire Pier Amato
Perretta.
La fine del 1999 coglie l'Istituto Perretta in una situazione di difficoltà.
Il freddo morde e ai problemi col riscaldamento si aggiunge la sempre
maggiore difficoltà a trovare risorse per sostenere un'attività
intensa e l'incremento della richiesta.
La campagna per il risarcimento agli schiavi di Hitler darà nuova
linfa all'Istituto.
Cominciata nel dicembre '99, continua tuttora. Essa, pur poggiando su
basi consistenti (le competenze di Giusto Perretta e dell'Istituto sul
tema della prigionia nella seconda guerra mondiale, la centralità
del tema per Ricciotti Lazzero che alla questione del lavoro coatto ha
dedicato anni di lavoro), ha richiesto un forte investimento di energie
e di risorse, ha comportato un ruolo di primo piano, ma ha saputo nel
giro di tre anni raccogliere significativi riconoscimenti, facendo dell'Istituto
un referente nazionale e internazionale.
Questo soprattutto per le collaborazioni che si sono attivate, per il
gran lavoro svolto in tutte le sedi, per l'autorevolezza del Presidente,
per la capacità progettuale e la costanza del Direttore Valter
Merazzi, rappresentante italiano del Coordinamento degli Enti, Associazioni,
Patronati per il risarcimento del lavoro coatto nella Germania nazista,
(del quale l'Istituto fa parte assieme ad enti nazionali) presso lo Iom
di Ginevra; per la correttezza, passione e disponibilità di tutto
lo staff coordinato da Maura Sala (in particolare: Paolo Arena, Giuseppe
Baio, Stefano Bassan, Giuseppe Benignano, Giorgio Poletti, Mario Salzano,
Nicola Saponaro, Max Torrengo, Antonio Vanzulli); per l'apporto prezioso
di Manfred Teupen e Thomas Radigk.
La qualità e quantità dei documenti raccolti, l'ampiezza
dei rapporti avviati con singoli, associazioni, istituzioni, hanno portato
ad una maggiore attenzione alla attività dell'Istituto, permettendo
la realizzazione di progetti supportati da: Comunità Europea, Ministero
Beni Ambientali e Culturali, Regione Lombardia, Amministrazione Provinciale
e Comune di Como, Fondazione Cariplo, Fondazione Provinciale Comasca,
Fondazione Fisac, Coop Lombardia, Istituto Nazionale.
L Istituto di fronte a tale impegno è stato costretto a cambiare
passo, ha dovuto imprimere un' accelerazione al processo di adeguamento
tecnologico nel campo della gestione informatica dei
documenti, in quello della loro trasmissione e conservazione (questo ha
permesso anche l'avvio di progetti di digitalizzazione a scopo di salvaguardia
di primi nuclei del patrimonio).
La nuova situazione ha portato alla creazione del sito internet dell'Istituto
(www.isc-como.org) costruito come al solito in casa ma non per questo
non funzionale. La campagna sul lavoro coatto ha condotto al sito un numero
significativo di utenze. L'esperienza acquisita e l'ottimo apporto di
Flavio Frascarelli , obiettore e diplomato in informatica, hanno permesso
nel corso del 2002 la creazione del sito www.schiavidihitler.it, che in
breve è divenuto uno dei siti italiani più significativi
e ricchi sulla deportazione nella Germania nazista.
L'esperienza maturata nel corso degli anni nell' uso di strumenti audiovisivi,
è stata riconosciuta dalla Regione Lombardia che ha finanziato
il potenziamento del centro di produzione dell'Istituto,
ha portato a progetti di videointerviste su standard professionale. Si
tratta di una corsa contro il tempo per raccogliere le testimonianze orali
e visive dei reduci, nell'idea di preservare un patrimonio unico per la
stessa storia d'Italia, in una forma estremamente elastica e potente come
quella offerta dai nuovi strumenti. Attualmente il centro audiovisivo
dispone di attrezzature di eccellenza ed è destinato ad accrescere
la sua importanza nella vita dell'Istituto.
Una prima elaborazione di alcune delle memorie raccolte ha portato alla
pubblicazione a cura di Giorgio Cavalleri del volume "Nelle fabbriche
di Hitler", in collaborazione con lo Spi-Cgil Lombardia.
Oggi il progetto "schiavi di Hitler" oltre a portare all' apertura
di collaborazioni con enti di ricerca tedeschi, pone l'Istituto in una
posizione di coordinamento dell'attività della rete nazionale degli
Istituti della Resistenza, fa dello stesso un polo scientifico cui guardano
ricercatori e scuole, polo che proprio in nome dell'autorevolezza conquistata
sul campo è oggi in grado di raccogliere fondamentali versamenti
archivistici e bibliografici come quello di Claudio Sommaruga.
Il nuovo millennio vede dunque l'Istituto proiettato verso un'orizzonte
europeo, ma la nuova condizione necessita di adeguamenti strutturali.
L'Istituto ha sempre dovuto imparare a fare da sé, ha avuto accanto
solo parte della società civile, ha avuto rapporti discontinui
con gli enti istituzionali. Comune di Como, Amministrazione Provinciale
gli sono stati vicini, ma oggi per sviluppare appieno le potenzialità
esplicate e da esplicare occorrono rapporti più continuativi, meno
legati all'episodicità o a singoli progetti.
Nella direzione giusta va dunque la creazione del Sistema bibliotecario
intercomunale di Como cui l'Istituto aderisce dal 2002, sistema in grado
di connetterlo in modo stabile alle biblioteche civiche e a quelle specializzate.
Intanto, risolti finalmente i problemi col riscaldamento grazie al generoso
intervento del Comune di Como, proseguono i programmi di studio: nuove
pubblicazioni sono in vista, inoltre l'anno 2003 si aprirà con
l'inaugurazione a Cernobbio presso villa Bernasconi della mostra "A
scuola col Duce. La scuola elementare durante il fascismo", organizzata
con il patrocinio del Comune di Cernobbio, nel solco di una proficua,
decennale collaborazione.
Gennaio vedrà come tutti gli anni l'Istituto impegnato fortemente
nella celebrazione della "Giornata della memoria", iniziativa
che ben riassume nei suoi caratteri l'impegno di venticinque anni di ricerca
storica al servizio della memoria degli individui, della formazione dei
cittadini alla democrazia e alla convivenza civile, allo studio e alla
difesa della Costituzione nata dagli uomini che hanno fatto la Resistenza.
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