Articolo tratto dalla Repubblica del 27.05.2001

"La Germania ci umilia di nuovo"

In piazza gli ex schiavi italiani di Hitler:"Indennizzi a rischio"

Protestano a Roma davanti all'ambasciata tedesca gli "internati militari" costretti a lavorare per l'industria bellica

 

STEFANIA DI LELLIS

 

ROMA - "All'ingiustizia ora si aggiunge la beffa". Fa caldo in via San Martino della Battaglia a Roma, troppo caldo per questi ottantenni in giacca, cravatta e distintivo da reduci sul bavero. Protestano, sudano, uno ha perfino un malore. Ma nessuno molla lo striscione: "Verità storica e giustizia per gli Imi, gli internati militari italiani". Sono venuti anche da lontano per manifestare davanti all'ambasciata tedesca e chiedere ancora una volta, a distanza di più di mezzo secolo, di non essere ignorati dal paese che li sfruttò come schiavi al servizio della guerra di Hitler e non li ha mai risarciti. "E invece non ci hanno neanche ricevuti", si lamentano. "L'ambasciatore non si è degnato di affacciarsi, si è limitato a mandare l'addetta culturale al portone a prendere il nostro messaggio e un mazzo di rose bianche, il simbolo del nostro movimento, così come lo fu degli studenti di Monaco che ebbero il coraggio di opporsi al nazismo".

Rose bianche sono state portate ieri dagli ex lavoratori coatti anche ai prefetti di altre 104 città: una "Giornata della responsabilità" per ricordare il passato e chiedere sostegno per il futuro.

Entro il mese di giugno, il governo tedesco dovrà pronunciarsi sugli italiani che furono costretti ai lavori forzati in Germania durante il nazismo. Dovrà dire, insomma, se i nostri militari fatti prigionieri dopo l'8 settembre del ‘43 e portati in Germania a lavorare rientrano tra gli ex "schiavi" che hanno diritto al risarcimento che verrà approvato definitivamente il 30 maggio dal Bundestag.

Tutto cominciò quando, dopo l'armistizio, i tedeschi cominciarono a rastrellare italiani civili, ma soprattutto militari. "Quei soldati non vennero chiamati prigionieri di guerra per privarli dell'assistenza della Croce Rossa e dei benefici della Convenzione di Ginevra - spiega Enzo Orlanducci, segretario dell'Associazione reduci della prigionia, dell'internamento e della guerra di Liberazione - Oggi invece li vogliono far diventare ex prigionieri di guerra, per escluderli dai risarcimenti".

L'Anrp, con altre organizzazioni, sta comunque cercando di aiutare gli italiani "schiavi" di Hitler a presentare la complicata documentazione richiesta dal governo tedesco per aspirare all'indennizzo. Finora ce l'ha fatta con 14 mila dei 76 mila potenziali aventi diritto (quanti restano di un esercito di "schiavi" italiani composto da 770 mila persone). "I termini per la domanda scadranno ad agosto. Berlino, però, scioglierà la riserva sugli Imi solo a fine giugno: se avessimo dovuto aspettare il verdetto non avremmo fatto in tempo a raggiungere nessuno", sottolinea Orlanducci.

Qui tra i reduci venuti a manifestare a Roma la delusione per non essere stati ricevuti dall'ambasciatore tedesco è tangibile. "Mi sembra che abbiano voluto far capire fin d'ora cosa risponderanno agli Imi", dice Orlanducci. E avverte: "Questo schiaffo ci spinge a intentare causa al governo tedesco e non soltanto per i 76 mila superstiti o morti da poco, ma per tutti e 770 mila gli ex schiavi italiani e i loro eredi".

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