Articolo del "Junge Welt"
11.10.01
Perizia compiacente
La Fondazione per i lavoratori coatti vuole escludere le vittime italiane dai risarcimenti
Se dipendesse dal volere del Ministro delle finanze Hans Eichel (SPD) e degli altri membri della presidenza della Fondazione Memoria, responsabilità e futuro, le 90000 vittime italiane del dominio nazista dovrebbero andarsene a mani vuote.
Stiamo parlando dei militari italiani che sono ancora in vita. Questi ex soldati italiani, in tutto 730000, furono deportati, dopo la caduta di Mussolini nel luglio del 1943, come prigionieri di guerra in Germania e dall'estate del 1944, in violazione della convenzione di Ginevra, il loro status divenne quello di civili; quindi vennero schiavizzati nei campi di lavoro tedeschi come lavoratori coatti. 50000 non sopravvissero alle torture. Secondo il reperto di una conferenza internazionale di storici specializzati nella materia, riunita a Buchenwald nell'estate del 1999. gli Internati Militari Italiani ebbero "in sorte, tra i lavoratori forzati che allora vivevano nell'Europa occidentale, dopo gli ebrei e gli internati dei campi di concentramento, il destino più terribile". La conferenza, che a sua volta era stata incaricata di preparare le trattative sugli indennizzi dei lavoratori coatti, consigliò per questa ragione di trattare il risarcimento degli internati forzati italiani con particolare celerità. Nella risoluzione del parlamento federale del 12 agosto 2000 sull'istituzione della Fondazione "Memoria, responsabilità e futuro" si dice chiaramente che hanno diritto alle prestazioni della fondazione, per la legge, tutti quei prigionieri di guerra che "furono tradotti dai nazionalsocialisti obbligatoriamente nello status di civili ".
Da quando però più di diecimila domande di risarcimento sono arrivate sul tavolo della Fondazione dall'Italia, il testo della legge non sembra più essere valido. E infondo come si fa a rispettare il diritto di un gruppo di vittime numericamente così grande, se i dieci miliardi di marchi faticosamente racimolati dai borselli dello Stato e dell'industria per il fondo dei risarcimenti rispetto ai lavoratori coatti dell'Europa occidentale, non è nemmeno lontanamente sufficiente?
Non c'è voluto molto a trovare un accordo unanime tra i responsabili: ci si doveva sbarazzare elegantemente dei postulanti italiani. Un sostegno in tal senso l'ha dato l'esperto di diritto internazionale berlinese Christian Tomuschat, incaricato e pagato dal Ministero delle finanze. Costui ha confermato, come si desiderava, che l'obbligo di pagamento nei confronti dei gruppi che "furono obbligati a modificare il loro status da prigionieri di guerra in civili" semplicemente non esiste. Detto in parole semplici: Tomuschat ha riportato retroattivamente gli italiani da civili nello status di prigionieri di guerra, e questi sono generalmente esclusi dal regolamento per l'indennizzo. La sua motivazione pare addirittura assurda: il trasferimento nello status di civili, così argomenta Tomuschat, avvenne in violazione della convenzione di Ginevra ed è quindi nulla. Se si traggono le conseguenze ultime di una tale argomentazione, vorrebbe dire che tutte le misure del regime nazista che oggi sono da classificare come contro il diritto internazionale, sarebbero da considerare prive di effetto, "ragion per cui decade il diritto al risarcimento ", così lo storico Dr. Ulrich Herbert, che si è impegnato nell'associazione "Informazione e assistenza per i perseguitati dal nazismo" a rappresentare gli interessi degli italiani martedì a Berlino. Di fatto c'è da temere che "seguiranno tra breve argomentazioni simili per escludere dal diritto al risarcimento anche altri gruppi di ex lavoratori coatti ".
Con la presa di posizione di Herbert in tasca, il presidente dell'associazione Lothar Evers ha fatto richiesta, nella seduta del consiglio di amministrazione della Fondazione Memoria, responsabilità e futuro di mercoledì, di ritirare le risoluzioni della presidenza in merito all'esclusione delle vittime italiane. Comunque si poteva contare su una decisione solo nella serata di mercoledì. Evers ha valutato le speranze di una mozione favorevole "non priva di chance".
Articolo del "Neues Deutschland"
Edizione Internet (www.nd-online.de)
12.10.2001
Lavoro coatto nazista:
Per 319817 vittime solo 1,3 miliardi di marchi
Il consiglio di amministrazione ha discusso il cambio in zloty/ niente soldi per gli IMI
Berlino (ND-Dümde). Per i 319817 lavoratori coatti sopravvissuti nel Reich nazista, la fondazione federale "Memoria, responsabilità e futuro" ha trasferito fino ad ora, in 15 trance, 1287269084,49 marchi alle organizzazioni partners. Entro la fine dell'anno devono seguire circa 1,24 miliardi di marchi per circa 280000 vittime. È stato comunicato ieri dal presidente della Fondazione Dr. Michael Jansen. La Fondazione ha conseguito più di 260 milioni di marchi d'interessi e mantenuto le fondazioni con 20,9 milioni di marchi.
Il tema principale della seduta del consiglio di amministrazione, durata due giorni, è stata, secondo il membro Dr. Dieter Kastrup, il conflitto delle perdite per le vittime polacche dovute alla conversione delle risorse, previste per loro, in zloty, ad un cambio estremamente sfavorevole. Jansen le ha calcolate fin'ora per 40 milioni di marchi. La presidenza e la Fondazione polacca volevano cercare una soluzione di comune accordo, che "abbassasse le perdite". Vengono sostenute in questo dai membri del consiglio di amministrazione Dr. Max Stadler e Gerald Walter. Kastrup ha incontrato "incomprensione e indignazione " per la denuncia redatta dal membro del consiglio di amministrazione Lothar Evers. Con essa si corre "il rischio che il grande gesto politico e morale, che era alla base di questa Fondazione, venga screditato ".
Un "dibattito intenso" sui diritti dei circa 90000 sopravvissuti tra i cosiddetti Internati Militari Italiani (IMI), che vennero deportati per il lavoro forzato nel Reich nazista, si è concluso secondo Kastrup con il risultato che la risposta a questa questione giuridica "non rientra tra le facoltà del consiglio di amministrazione". Il concetto del diritto del governo federale è "chiaro". Appoggiandosi alla perizia dell'esperto di diritto internazionale, Prof. Dr. Christian Tomuschat, rifiuta tutte le prestazioni. Ciò però non dovrebbe, secondo Kastrup, "costituire un giudizio di valore sul destino estremamente difficile" degli IMI.
Il membro del consiglio di amministrazione Ulla Jelpke (PDS) ha dichiarato in merito: "Non sono disposta a respingere i giusti diritti dei sopravvissuti al lavoro forzato nazista per il budget insufficiente della Fondazione." Durante la votazione anche i rappresentanti del commissario dei rifugiati UN (UNHCR), dell'Organizzazione Internazionale Migranti (OIM), delle vittime del nazismo polacche e ceche nonché degli avvocati US non si sono associati al governo. Ciò nonostante il consiglio di amministrazione ha dato istruzione, con 18 voti, alla presidenza, di respingere le domande degli IMI. I quali saranno così costretti a far valere le loro richieste in procedimenti con il governo o in tribunale.
Se dalla Russia o dal "resto del mondo" intero verranno presentate più domande di quelle che sono state previste, non è ancora detto secondo Jansen. Ciò nonostante anche l'OIM è stata autorizzata a pagare alle vittime il 50 percento della somma massima come prima rata. (ND 12.10.01)
Articolo del "Süddeutsche Zeitung"
Edizione stampata
11. 10. 2001
Cambio discutibile in zloty del denaro per il risarcimento
Il consiglio di amministrazione della Fondazione per le vittime del nazismo appoggia la presidenza "Incomprensione e indignazione" nei confronti della denuncia dalle proprie file / Dibattiti ulteriori per una soluzione
Di Marianne Heuwagen
Berlino - Il consiglio di amministrazione della Fondazione "Memoria, responsabilità e futuro" ha dato la sua fiducia alla presidenza in merito al discutibile cambio dei pagamenti dei risarcimenti per i lavoratori coatti polacchi. I membri del consiglio di amministrazione avrebbero espresso unanimemente incomprensione e indignazione sul fatto che per tale ragione dalle fila del consiglio di amministrazione sarebbe venuta una denuncia, ha detto il presidente di essa, Dieter Kastrup, a conclusione di una seduta a Berlino. La procura indaga nei confronti del presidente della Fondazione, Michael Jansen, e del referente delle finanze. Il consiglio di amministrazione avrebbe invece dichiarato che non è in corso un'azione rilevante giuridicamente. L'immagine della Fondazione avrebbe subito danni dalla denuncia. Secondo Kastrup, "il grande gesto politico e morale" può essere screditato.
La presidenza della Fondazione ha corrisposto in zloty, su espresso desiderio dei polacchi, il risarcimento per i lavoratori coatti polacchi, addirittura cambiato in un'unica volta tutta la prima rata dell'importo di 1,3 miliardi di marchi. L'avvocato berlinese Hans-Thomas Rosenkranz ha dichiarato per incarico della Fondazione polacco-tedesca per la riconciliazione, che non è stato preso accordo alcuno in merito al cambio di tutta la prima rata ad un certo punto. Con le perdite di valuta i lavoratori coatti polacchi hanno ricevuto meno soldi. Per questa ragione i polacchi pretendono una compensazione ai tedeschi. Il consiglio di amministrazione ha deciso che sia la fondazione tedesca che quella polacca devono adoperarsi per trovare una soluzione di comune accordo. A tal fine due membri del consiglio di amministrazione saranno al lato della presidenza della Fondazione come consiglieri. Qualora non si arrivasse ad un accordo, la fondazione polacca si riserva di intraprendere la via legale, ha dichiarato Rosenkranz.
Il consiglio di amministrazione ha oltretutto discusso sull'esclusione dalle prestazioni degli Internati Militari Italiani (IMI), ha detto Kastrup. E si sarebbe arrivati alla convinzione che si tratta di una questione giuridica, la cui soluzione non sarebbe competenza del consiglio di amministrazione. L'esperto di diritto internazionale berlinese, Christian Tomuschat, ha avuto l'incarico del Ministro delle finanze di redigere una perizia, che è arrivata al risultato, secondo il quale, gli Internati Militari Italiani, in quanto prigionieri di guerra, non hanno diritto al risarcimento. Una tale interpretazione è stata nel frattempo contraddetta dallo storico di Friburgo, Ulrich Herbert. Herbert sostiene che la perizia sia stata fatta solo per evitare di pagare il risarcimento agli Internati Militari Italiani. Herbert, nella sua presa di posizione scritta, fa riferimento al fatto che gli IMI, come anche i polacchi, vennero privati del loro status di prigionieri di guerra. I prigionieri di guerra polacchi possono ricevere di conseguenza un indennizzo. Degli IMI invece devono essere indennizzati solo coloro che erano anche internati in un campo di concentramento tedesco.
Frankfurter Rundschau
10 ottobre 2001
Quando i giuristi capovolgono la storia nazista
Lo storico Herbert rivendica i risarcimenti per gli Internati Militari Italiani
da eseguire con il fondo per i lavoratori forzati
Di MatthiaS Arning (Francoforte sul Meno)
11 governo federale ha dato, secondo l'opinione dello storico Ulrich Herbert, l'incarico di effettuare una perizia allo scopo di impedire il pagamento del risarcimento agli Internati Militari Italiani. Se si seguisse l'argomentazione della perizia "si dovrebbe dedurre che tutte quelle misure del regime nazista che oggi sono da classificare contro il diritto internazionale, sarebbero da considerare come nulle, per cui decadrebbe il diritto al risarcimento".
Dal momento che si può calcolare che molte più vittime dei nazisti di quante non fossero state previste faranno valere i loro diritti sul fondo per il risarcimento degli ex lavoratori coatti, il governo federale si adopera per mettere in dubbio le pretese degli allora Internati Militari Italiani. A tal fine si richiama ad una perizia, che il giurista di diritto internazionale Christian Tomuschat èstato incaricato di redigere. Per Tomuschat è fuor di dubbio che gli internati militari hanno mantenuto il loro status di prigionieri di guerra della Wehrmacht. Per legge però i prigionieri di guerra sono esclusi dal pagamento del risarcimento.
Per questo caso specifico gli storici oppongono alcune argomentazioni di senso contrario: dopo la capitolazione dell'Italia nel 1943 la Wehrmacht fece prigionieri soldati, prima alleati, nelle zone da essa occupate, e li costrinse al lavoro - i soldati vennero ridotti a lavoratori forzati perché i tedeschi avevano trasformato le truppe italiane in semplici civili.
Tomuschat invece sostiene: il diritto nazionale non può violare le norme internazionali e i tedeschi avevano sottoscritto la convenzione di Ginevra rispetto àlla tutela dei prigionieri di guerra. Un'argomentazione questa, che secondo il parere dell'esperto per la storia del lavoro coatto nella Germania nazionalsocialista, Ulrich Herbert, capovolgerebbe non poco: con questa visione, le violazioni del diritto internazionale compiute dai nazionalsocialisti sarebbero messe tutte in dubbio, tutti i diritti di avere un risarcimento decadrebbero, sostiene criticamente lo storico. L'argomentazione di Tomuschat è "palesemente insostenibile", si legge in una presa di posizione scritta presentata martedì da Herbert, di cui il consiglio di amministrazione della fondazione dei lavoratori forzati dovrebbe occuparsi nella seduta odierna: le ragioni apportate dall'esperto di diritto internazionale Tomuschat sono "troppo scorrette" per poter essere "base di una seria discussione".
Herbert ricorda in merito che gli Internati Militari Italiani "fino alla fine della guerra restarono uno dei gruppi più maltrattati e malnutriti". Tra i lavoratori forzati dell'Europa occidentale essi ebbero, dopo gli ebrei e gli internati dei campi di sterminio, "il destino più terribile". Tra gli storici su tale questione non ci sono dubbi di sorta. Due anni fa si sono incontrati a Buchenwald per poter discutere, sotto l'egida del collega Lutz Niethammer, consigliere del governo federale nelle trattative per il risarcimento, sui criteri per l'assegnazione delle risorse destinate ai risarcimenti. Allora, lo sottolinea Herbert, gli storici hanno stabilito, di comune accordo, che gli Internati Militari Italiani sono tra le vittime del programma di sfruttamento nazionalsocialista, "il cui risarcimento èparticolarmente urgente".Con i polacchi, durante le trattative, è stato trovato un accordo adeguato:
ai lavoratori forzati, che caddero in mano dei tedeschi come prigionieri di guerra, il risarcimento non può essere rifiutato.
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